Bonifiche Umbria Smaltimento Amianto Eternit Umbria

Decreto Ministeriale 06 settembre 1994: Normative e metodologie tecniche di applicazione dell’art. 6,comma 3, e dell’art. 12, comma 2, della legge 27 marzo 1992, n.257, relativa alla cessazione dell’impiego dell’amianto.

Ministeriale 06 settembre 1994: Normative e metodologie tecniche di
applicazione dell’art. 6,comma 3, e dell’art. 12, comma 2, della legge 27 marzo 1992,
n.257, relativa alla cessazione dell’impiego dell’amianto.
Preambolo
IL MINISTRO DELLA SANITA’
di concerto con
IL MINISTRO DELL’INDUSTRIA,
DEL COMMERCIO E DELL’ARTIGIANATO
Vista la legge 27 marzo 1992, n. 257, dettante norme relative alla cessazione dell’impiego
dell’amianto ed in particolare gli articoli 6, comma 3 e 12, comma 2;
Visto il documento tecnico predisposto dalla Commissione per la valutazione dei problemi
ambientali e dei rischi sanitari connessi all’impiego dell’amianto di cui all’ art. 4 della legge
medesima, ai sensi dell’ art. 5, comma 1, lettera f);
Decreta:
Art. unico
Le norme relative agli strumenti necessari ai rilevamenti e alle analisi del rivestimento degli
edifici, nonché alla pianificazione e alla programmazione delle attività di rimozione e di
fissaggio e le procedure da seguire nei diversi processi lavorativi di rimozione previste dall’ art.
12, comma 2, della legge 27 marzo 1992, n. 257, nonché le normative e metodologie tecniche
per gli interventi di bonifica, ivi compresi quelli per rendere innocuo l’amianto, previste all’ art.
6, comma 3, della legge medesima sono riportate nell’ allegato al presente decreto.
Allegato 1 – Normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il
controllo, la manutenzione e la bonifica di materiali contenenti amianto presenti
nelle strutture edilizie
Premessa
La presente normativa si applica a strutture edilizie ad uso civile, commerciale o industriale
aperte al pubblico o comunque di utilizzazione collettiva in cui sono in opera manufatti e/o
materiali contenenti amianto dai quali può derivare una esposizione a fibre aerodisperse.
Sono pertanto esclusi da tale normativa gli edifici industriali in cui la contaminazione proviene
dalla lavorazione dell’amianto o di prodotti che lo contengono (quindi siti industriali dismessi o
quelli nei quali è stata effettuata riconversione produttiva) e le altre situazioni in cui l’eventuale
inquinamento da amianto è determinato dalla presenza di locali adibiti a stoccaggio di materie
prime o manufatti o dalla presenza di depositi di rifiuti.
Il documento contiene normative e metodologie tecniche riguardanti:
– l’ispezione delle strutture edilizie, il campionamento e l’analisi dei materiali sospetti per
l’identificazione dei materiali contenenti amianto;
– il processo diagnostico per la valutazione del rischio e la scelta dei provvedimenti necessari
per il contenimento o l’eliminazione del rischio stesso;
– il controllo dei materiali contenenti amianto e le procedure per le attività di custodia e
manutenzione in strutture edilizie contenenti materiali di amianto;
– le misure di sicurezza per gli interventi di bonifica;
– le metodologie tecniche per il campionamento e l’analisi delle fibre aerodisperse.
Il documento fa riferimento a due tipi di indicazioni:
a) “norme prescrittive” che compaiono nel testo in carattere “grassetto”;
b) “norme indicative”, da intendersi come linee guida non prescrittive che vengono indicate nel
testo in carattere “corsivo”.
In allegato al documento sono riportate alcune tecniche analitiche di riferimento per la
determinazione della concentrazione ponderale di amianto in campioni massivi e per la
determinazione della concentrazione di fibre di amianto aerodisperse in ambienti di vita
(ambienti indoor).
Tali allegati vanno intesi come indicativi ed eventuali altre tecniche in grado di fornire
prestazioni equivalenti in termini di rivelabilità ed accuratezza possono essere utilizzate a
meno che nel testo del documento non sia esplicitamente prescritta l’adozione di una specifica
metodica.
1. Localizzazione e caratterizzazione delle strutture edilizie
1a) Classificazione dei materiali contenenti amianto
Ai fini pratici, i materiali contenenti amianto presenti negli edifici possono essere divisi in tre
grandi categorie:
1) materiali che rivestono superfici applicati a spruzzo o a cazzuola;
2) rivestimenti isolanti di tubi e caldaie;
3) una miscellanea di altri materiali comprendente, in particolare, pannelli ad alta densità
(cemento-amianto), pannelli a bassa densità (cartoni) e prodotti tessili. I materiali in cementoamianto,
soprattutto sotto forma di lastre di copertura, sono quelli maggiormente diffusi.
La potenziale pericolosità dei materiali di amianto dipende dall’eventualità che siano rilasciate
fibre aerodisperse nell’ambiente che possono venire inalate dagli occupanti. Il criterio più
importante da valutare in tal senso è rappresentato dalla friabilità dei materiali: si definiscono
friabili i materiali che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere mediante la semplice
pressione delle dita. I materiali friabili possono liberare fibre spontaneamente per la scarsa
coesione interna (soprattutto se sottoposti a fattori di deterioramento quali vibrazioni, correnti
d’aria, infiltrazioni di acqua) e possono essere facilmente danneggiati nel corso di interventi di
manutenzione o da parte degli occupanti dell’edificio, se sono collocati in aree accessibili.
In base alla friabilità, i materiali contenenti amianto possono essere classificati come:
– Friabili: materiali che possono essere facilmente sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice
pressione manuale;
– Compatti: materiali duri che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l’impiego
di attrezzi meccanici (dischi abrasivi, frese, trapani, ecc.).
Nella tabella 1 sono schematicamente indicati i principali materiali che possono essere presenti
negli edifici, con le loro caratteristiche di contenuto in amianto e di friabilità.
I ricoprimenti a spruzzo (floccati) sono generalmente materiali friabili mentre i rivestimenti di
tubazioni e i materiali in cemento amianto sono materiali in origine poco o niente friabili, lo
possono tuttavia diventare a seguito del degrado subito a causa di fattori ambientali.
1b) Campionamento ed analisi dei materiali
Una volta individuate le strutture edilizie su cui intervenire, sarà opportuno, prima di procedere
al campionamento dei materiali, articolare un finalizzato programma di ispezione, che si può
così riassumere:
1) ricerca e verifica della documentazione tecnica disponibile sull’edificio, per accertarsi dei vari
tipi di materiali usati nella sua costruzione, e per rintracciare, ove possibile, l’impresa edile
appaltatrice;
2) ispezione diretta dei materiali per identificare quelli friabili e potenzialmente contenenti fibre
di amianto;
3) verifica dello stato di conservazione dei materiali friabili, per fornire una prima valutazione
approssimativa sul potenziale di rilascio di fibre nell’ambiente;
4) campionamento dei materiali friabili sospetti, e invio presso un centro attrezzato, per la
conferma analitica della presenza e del contenuto di amianto;
5) mappatura delle zone in cui sono presenti materiali contenenti amianto;
6) registrazione di tutte le informazioni raccolte in apposite schede ( allegato 5), da conservare
come documentazione e da rilasciare anche ai responsabili dell’edificio.
Il personale incaricato dell’ispezione e del campionamento dovrà procedere come segue:
1) rintracciare prioritariamente i siti di ubicazione di eventuali installazioni di materiali friabili;
2) riconoscere approssimativamente il tipo di materiale impiegato e le sue caratteristiche;
3) stabilire lo stato di integrità dei materiali e valutare le condizioni degli eventuali rivestimenti
sigillanti, o dei mezzi di confinamento;
4) valutare la friabilità dei materiali;
5) adottare le precauzioni previste durante la manipolazione di materiali contenenti amianto;
6) mettere in atto i criteri e le procedure di campionamento atti a garantire una sufficiente
rappresentatività dei campioni, evitando l’esposizione dell’operatore e la contaminazione
dell’ambiente.
I materiali da campionare vanno selezionati in modo prioritario fra quelli che presentano:
1) friabilità e cattivo stato di conservazione;
2) facile accesso o mancanza di rivestimenti e di mezzi di confinamento;
3) suscettibilità di facile danneggiamento e conseguente possibilità di rilascio di fibre
nell’ambiente;
4) possibilità di frequenti manomissioni;
5) frequenti interventi di manutenzione.
In ogni caso, si dovrà procedere al campionamento evitando interventi che potrebbero tradursi
in una contaminazione degli ambienti circostanti; si dovrà procedere al campionamento con la
massima cautela, avendo cura di far sigillare immediatamente e adeguatamente il punto in cui
si è effettuato il campionamento, impiegando, ad esempio, una vernice spray.
Le modalità operative del campionamento possono essere schematicamente riassunte come
segue:
1) acquisizione di documentazione fotografica a colori la più rappresentativa possibile del
materiale da campionario, che ne evidenzi la struttura macroscopica e l’ubicazione rispetto
all’ambiente potenzialmente soggetto a contaminazione;
2) dotazione di adeguati mezzi personali di protezione, quali maschere contro polveri e guanti
da non più riutilizzare;
3) impiego di strumenti adeguati che non permettano dispersione di polvere o di fibre
nell’ambiente, e che consentano il minimo grado di intervento distruttivo, quali pinze, tenaglie,
piccoli scalpelli, forbici, cesoie, ecc. Evitare, quindi trapani, frese, scalpelli grossolani, lime,
raspe, frullini e simili. Per i campionamenti in profondità è consigliabile l’uso di carotatori in
acciaio, o preferibilmente, se disponibili, di carotatori trasparenti in vetro o acrilico, ambedue a
tenuta stagna;
4) prelievo di una piccola aliquota del materiale, che sia sufficientemente rappresentativo e che
non comporti alterazioni significative dello stato del materiale in sito. I materiali contenenti
amianto possono essere sia omogenei che eterogenei. Materiali tipicamente omogenei sono i
prodotti in amianto-cemento, le pannellature isolanti per pareti o soffitti, i manufatti tessili. I
materiali friabili spruzzati sono in genere omogenei, ma possono anche essere costituiti da
strati di diversa composizione, per cui occorre prelevare i campioni con l’ausilio del carotatore.
Gli isolamenti di tubi e caldaie sono spesso eterogenei, e quindi necessitano di prelievo tramite
carotatura. Per i materiali omogenei sono per solito sufficienti uno o due campioni
rappresentativi di circa 5 cmq (o circa 10 gr). Per i materiali eterogenei è consigliabile
prelevare da due a tre campioni ogni 100 mq circa, avendo cura di campionare anche nei punti
che appaiono di diversa colorazione superficiale rispetto al complesso della superficie. Ulteriori
campioni devono essere prelevati laddove siano state effettuate nel tempo delle riparazioni;
5) inserimento immediato del campione in una busta di plastica ermeticamente sigillabile;
6) segnalazione del punto di prelievo sul materiale mediante apposizione di un contrassegno
indicante data, modalità e operatore;
7) riparare con adeguati sigillanti il punto di prelievo e pulire accuratamente con panni umidi
eventuali residui sottostanti;
8) compilazione di una scheda di prelievo, con tutte le informazioni necessarie, da allegare al
campione;
9) trasmissione diretta del campione, della scheda di prelievo e della documentazione
fotografica al Centro incaricato delle analisi. Se dall’analisi eseguita si rivela la presenza di
amianto si procede alla valutazione del rischio.
2. Valutazione del rischio
La presenza di materiali contenenti amianto in un edificio non comporta di per sé un pericolo
per la salute degli occupanti. Se il materiale è in buone condizioni e non viene manomesso, è
estremamente improbabile che esista un pericolo apprezzabile di rilascio di fibre di amianto. Se
invece il materiale viene danneggiato per interventi di manutenzione o per vandalismo, si
verifica un rilascio di fibre che costituisce un rischio potenziale. Analogamente se il materiale è
in cattive condizioni, o se è altamente friabile, le vibrazioni dell’edificio, i movimenti di persone
o macchine, le correnti d’aria possono causare il distacco di fibre legate debolmente al resto
del materiale.
Per la valutazione della potenziale esposizione a fibre di amianto del personale presente
nell’edificio sono utilizzabili due tipi di criteri:
– l’esame delle condizioni dell’installazione, al fine di stimare il pericolo di un rilascio di fibre dal
materiale;
– la misura della concentrazione delle fibre di amianto aerodisperse all’interno dell’edificio
(monitoraggio ambientale).
Il monitoraggio ambientale, tuttavia, non può rappresentare da solo un criterio adatto per
valutare il rilascio, in quanto consente essenzialmente di misurare la concentrazione di fibre
presente nell’aria al momento del campionamento, senza ottenere alcuna informazione sul
pericolo che l’amianto possa deteriorarsi o essere danneggiato nel corso delle normali attività.
In particolare, in caso di danneggiamenti, spontanei o accidentali, si possono verificare rilasci
di elevata entità, che tuttavia, sono occasionali e di breve durata e che quindi non vengono
rilevati in occasione del campionamento. In fase di ispezione visiva dell’installazione, devono
essere invece attentamente valutati:
– il tipo e le condizioni dei materiali;
– i fattori che possono determinare un futuro danneggiamento o degrado;
– i fattori che influenzano la diffusione di fibre e l’esposizione degli individui.
Dovrà essere compilata una scheda di sopralluogo, quale ad esempio quella riportata in
Allegato 5, separatamente per ciascuna area dell’edificio in cui sono presenti materiali
contenenti amianto. I fattori considerati devono consentire di valutare l’eventuale
danneggiamento o degrado del materiale e la possibilità che il materiale stesso possa
deteriorarsi o essere danneggiato.
In base agli elementi raccolti per la valutazione possono delinearsi tre diversi tipi di situazioni
(tabella 2):
2a) Materiali integri non suscettibili di danneggiamento
Sono situazioni nelle quali non esiste pericolo di rilascio di fibre d’amianto in atto o potenziale o
di esposizione degli occupanti, come ad esempio:
– materiali non accessibili per la presenza di un efficace confinamento;
– materiali in buone condizioni, non confinati ma comunque difficilmente accessibili agli
occupanti;
– materiali in buone condizioni, accessibili ma difficilmente danneggiabili per le caratteristiche
proprie del materiale (duro e compatto);
– non esposizione degli occupanti in quanto l’amianto si trova in aree non occupate dell’edificio.
In questi casi non è necessario un intervento di bonifica. Occorre, invece, un controllo
periodico delle condizioni dei materiali e il rispetto di idonee procedure per le operazioni di
manutenzione e pulizia dello stabile, al fine di assicurare che le attività quotidiane dell’edificio
siano condotte in modo da minimizzare il rilascio di fibre di amianto, secondo le indicazioni
riportate nel capitolo 4.
2b) Materiali integri suscettibili di danneggiamento
Sono situazioni nelle quali esiste pericolo di rilascio potenziale di fibre di amianto, come ad
esempio:
– materiali in buone condizioni facilmente danneggiabili dagli occupanti;
– materiali in buone condizioni facilmente danneggiabili in occasione di interventi manutentivi;
– materiali in buone condizioni esposti a fattori di deterioramento (vibrazioni, correnti d’aria,
ecc.).
In situazioni di questo tipo, in primo luogo, devono essere adottati provvedimenti idonei a
scongiurare il pericolo di danneggiamento e quindi attuare un programma di controllo e
manutenzione secondo le indicazioni riportate nel capitolo 4. Se non è possibile ridurre
significativamente i rischi di danneggiamento dovrà essere preso in considerazione un
intervento di bonifica da attuare a medio termine.
2c) Materiali danneggiati
Sono situazioni nelle quali esiste pericolo di rilascio di fibre di amianto con possibile
esposizione degli occupanti, come ad esempio:
– materiali a vista o comunque non confinati, in aree occupate dell’edificio, che si presentino:
– danneggiati per azione degli occupanti o per interventi manutentivi;
– deteriorati per effetto di fattori esterni (vibrazioni, infiltrazioni d’acqua, correnti d’aria, ecc.),
deteriorati per degrado spontaneo;
– materiali danneggiati o deteriorati o materiali friabili in prossimità dei sistemi di ventilazione.
Sono queste le situazioni in cui si determina la necessità di un’azione specifica da attuare in
tempi brevi, per eliminare il rilascio in atto di fibre di amianto nell’ambiente.
I provvedimenti possibili possono essere:
– restauro dei materiali: l’amianto viene lasciato in sede senza effettuare alcun intervento di
bonifica vera e propria, ma limitandosi a riparare le zone danneggiate e/o ad eliminare le
cause potenziali del danneggiamento (modifica del sistema di ventilazione in presenza di
correnti d’aria che erodono il rivestimento, riparazione delle perdite d’acqua, eliminazione delle
fonti di vibrazioni, interventi atti ad evitare il danneggiamento da parte degli occupanti). E’
applicabile per materiali in buone condizioni che presentino zone di danneggiamento di scarsa
estensione (inferiori al 10% della superficie di amianto presente nell’area interessata). E’ il
provvedimento di elezione per rivestimenti di tubi e caldaie o per materiali poco friabili di tipo
cementizio, che presentino danni circoscritti. Nel caso di materiali friabili è applicabile se la
superficie integra presenta sufficiente coesione da non determinare un rilascio spontaneo di
fibre;- intervento di bonifica mediante rimozione, incapsulamento o confinamento dell’amianto.
La bonifica può riguardare l’intera installazione o essere circoscritta alle aree dell’edificio o alle
zone dell’installazione in cui si determina un rilascio di fibre.
Quando si presentano situazioni di incerta classificazione è necessaria anche una indagine
ambientale che misuri la concentrazione di fibre aerodisperse. Le tecniche impiegate sono la
MOCF e la SEM (per la metodologia vedi Allegato 2). Va ricordato che nel caso della MOCF
tutto il materiale fibroso viene considerato mentre, nel caso della SEM, è possibile individuare
soltanto le fibre di amianto. Per questo motivo si ritiene che valori superiori a 20 ff/l valutati in
MOCF o superiori a 2 ff/l in SEM, ottenuti come valori medi su almeno tre campionamenti,
possono essere indicativi di una situazione di inquinamento in atto.
Si tenga comunque presente che una valutazione dell’effettiva presenza di fibre di amianto
nell’ambiente è possibile solo mediante una metodologia che permetta il riconoscimento della
tipologia minerale delle fibre (tecnica della dispersione cromatica, Allegato 3, o microscopia
elettronica analitica, Allegato 2).
3. Metodi di bonifica
I metodi di bonifica che possono essere attuati, sia nel caso di interventi circoscritti ad aree
limitate dell’edificio, sia nel caso di interventi generali, sono:
3a) Rimozione dei materiali di amianto
E’ il procedimento più diffuso perché elimina ogni potenziale fonte di esposizione ed ogni
necessità di attuare specifiche cautele per le attività che si svolgono nell’edificio. Comporta un
rischio estremamente elevato per i lavoratori addetti e per la contaminazione dell’ambiente;
produce notevoli quantitativi di rifiuti tossici e nocivi che devono essere correttamente smaltiti.
E’ la procedura che comporta i costi più elevati ed i più lunghi tempi di realizzazione. In genere
richiede l’applicazione di un nuovo materiale, in sostituzione dell’amianto rimosso.
3b) Incapsulamento
Consiste nel trattamento dell’amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che (a seconda del
tipo di prodotto usato) tendono ad inglobare le fibre di amianto, a ripristinare l’aderenza al
supporto, a costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta. Costi e tempi
dell’intervento risultano più contenuti. Non richiede la successiva applicazione di un prodotto
sostitutivo e non produce rifiuti tossici. Il rischio per i lavoratori addetti e per l’inquinamento
dell’ambiente è generalmente minore rispetto alla rimozione. E’ il trattamento di elezione per i
materiali poco friabili di tipo cementizio. Il principale inconveniente è rappresentato dalla
permanenza nell’edificio del materiale di amianto e dalla conseguente necessità di mantenere
un programma di controllo e manutenzione. Occorre inoltre verificare periodicamente l’efficacia
dell’incapsulamento, che col tempo può alterarsi o essere danneggiato, ed eventualmente
ripetere il trattamento. L’eventuale rimozione di un materiale di amianto precedentemente
incapsulato è più complessa, per la difficoltà di bagnare il materiale a causa dell’effetto
impermeabilizzante del trattamento. Inoltre, l’incapsulamento può alterare le proprietà
antifiamma e fonoassorbenti del rivestimento di amianto.
3c) Confinamento
Consiste nell’installazione di una barriera a tenuta che separi l’amianto dalle aree occupate
dell’edificio. Se non viene associato ad un trattamento incapsulante, il rilascio di fibre continua
all’interno del confinamento. Rispetto all’incapsulamento, presenta in vantaggio di realizzare
una barriera resistente agli urti. E’ indicato nel caso di materiali facilmente accessibili, in
particolare per bonifica di aree circoscritte (ad es. una colonna). Non è indicato quando sia
necessario accedere frequentemente nello spazio confinato. Il costo è contenuto, se
l’intervento non comporta lo spostamento dell’impianto elettrico, termoidraulico, di
ventilazione, ecc. Occorre sempre un programma di controllo e manutenzione, in quanto
l’amianto rimane nell’edificio; inoltre la barriera installata per il confinamento deve essere
mantenuta in buone condizioni.
3d) Indicazioni per la scelta del metodo di bonifica
A scopo orientativo possono essere formulate le seguenti indicazioni:
i) un intervento di rimozione spesso non costituisce la migliore soluzione per ridurre
l’esposizione ad amianto. Se viene condotto impropriamente può elevare la concentrazione di
fibre aerodisperse, aumentando, invece di ridurre, il rischio di malattie da amianto;
ii) materiali accessibili, soprattutto se facilmente danneggiabili, devono essere protetti da un
idoneo confinamento;
iii) prima di scegliere un intervento di incapsulaggio deve essere attentamente valutata
l’idoneità del materiale di amianto a sopportare il peso dell’incapsulante.
In particolare trattamenti incapsulanti non sono indicati:
– nel caso di materiali molto friabili o che presentano scarsa coesione interna o adesione al
substrato, in quanto l’incapsulante aumenta il peso strutturale aggravando la tendenza del
materiale a delaminarsi o a staccarsi dal substrato;
– nel caso di materiali friabili di spessore elevato (maggiore di 2 cm), nei quali il trattamento
non penetra molto in profondità e non riesce quindi a restituire l’adesione al supporto
sottostante.
Per contro l’aumento di peso può facilitare il distacco dell’amianto:
– nel caso di infiltrazioni di acqua: il trattamento impermeabilizza il materiale così che si
possono formare internamente raccolte di acqua che appesantiscono il rivestimento e ne
disciolgono i leganti, determinando il distacco;
– nel caso di materiali facilmente accessibili, in quanto il trattamento forma una pellicola di
protezione scarsamente resistente agli urti. Non dovrebbe essere mai effettuato su superfici
che non siano almeno a 3 metri di altezza, in aree soggette a frequenti interventi di
manutenzione o su superfici, a qualsiasi altezza, che possano essere danneggiate da attrezzi
(es. soffitti delle palestre);
– nel caso di installazioni soggette a vibrazioni (aeroporti, locali con macchinari pesanti, ecc.):
le vibrazioni determinano rilascio di fibre anche se il materiale è stato incapsulato;
iv) tutti i metodi di bonifica alternativi alla rimozione presentano costi minori a breve termine.
A lungo termine, però il costo aumenta per la necessità di controlli periodici e di successivi
interventi per mantenere l’efficacia e l’integrità del trattamento. Il risparmio economico (così
come la maggiore rapidità di esecuzione), rispetto alla rimozione, dipende prevalentemente dal
fatto che non occorre applicare un prodotto sostitutivo e che non vi sono rifiuti tossici da
smaltire. Le misure di sicurezza da attuare sono, invece, per la maggiore parte le stesse per
tutti i metodi;
v) interventi di ristrutturazione o demolizione di strutture rivestite di amianto devono sempre
essere preceduti dalla rimozione dell’amianto stesso.
4. Programma di controllo dei materiali di amianto in sede – Procedure per le attività
di custodia e di manutenzione
Dal momento in cui viene rilevata la presenza di materiali contenenti amianto in un edificio, è
necessario che sia messo in atto un programma di controllo e manutenzione al fine di ridurre al
minimo l’esposizione degli occupanti. Tale programma implica mantenere in buone condizioni i
materiali contenenti amianto, prevenire il rilascio e la dispersione secondaria di fibre,
intervenire correttamente quando si verifichi un rilascio, verificare periodicamente le condizioni
dei materiali contenenti amianto.
4a) Programma di controllo
Il proprietario dell’immobile e/o il responsabile dell’attività che vi si svolge dovrà:
– designare una figura responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività
manutentive che possono interessare i materiali di amianto;
– tenere un’idonea documentazione da cui risulti l’ubicazione dei materiali contenenti amianto.
Sulle installazioni soggette a frequenti interventi manutentivi (ad es. caldaia e tubazioni)
dovranno essere poste avvertenze allo scopo di evitare che l’amianto venga inavvertitamente
disturbato;
– garantire il rispetto di efficaci misure di sicurezza durante le attività di pulizia, gli interventi
manutentivi e in occasione di qualsiasi evento che possa causare un disturbo dei materiali di
amianto. A tal fine dovrà essere predisposta una specifica procedura di autorizzazione per le
attività di manutenzione e di tutti gli interventi effettuati dovrà essere tenuta una
documentazione verificabile;
– fornire una corretta informazione agli occupanti dell’edificio sulla presenza di amianto nello
stabile, sui rischi potenziali e sui comportamenti da adottare;
– nel caso siano in opera materiali friabili provvedere a far ispezionare l’edificio almeno una
volta all’anno, da personale in grado di valutare le condizioni dei materiali, redigendo un
dettagliato rapporto corredato di documentazione fotografica. Copia del rapporto dovrà essere
trasmessa alla USL competente la quale può prescrivere di effettuare un monitoraggio
ambientale periodico delle fibre aerodisperse all’interno dell’edificio.
4b) Attività di manutenzione e custodia
Le operazioni di manutenzione vera e propria possono essere raggruppate in tre categorie:
a) interventi che non comportano contatto diretto con l’amianto;
b) interventi che possono interessare accidentalmente i materiali contenenti amianto;
Operazioni che comportino un esteso interessamento dell’amianto non possono essere
consentite, se non nell’ambito di progetti di bonifica.
Durante l’esecuzione degli interventi non deve essere consentita la presenza di estranei
nell’area interessata. L’area stessa deve essere isolata con misure idonee in relazione al
potenziale rilascio di fibre: per operazioni che non comportano diretto contatto con l’amianto
può non essere necessario alcun tipo di isolamento; negli altri casi la zona di lavoro deve
essere confinata e il pavimento e gli arredi eventualmente presenti, coperti con teli di plastica
a perdere.
L’impianto di ventilazione deve essere localmente disattivato. Qualsiasi intervento diretto
sull’amianto deve essere effettuato con metodi ad umido. Eventuali utensili elettrici impiegati
per tagliare, forare o molare devono essere muniti di aspirazione incorporata. Nel caso di
operazioni su tubazioni rivestite con materiali di amianto vanno utilizzati quando possibile gli
appositi “glove bag” (vedi paragrafo 5b).
Al termine dei lavori, eventuali polveri o detriti di amianto caduti vanno puliti con metodi ad
umido o con aspiratori portatili muniti di filtri ad alta efficienza. I lavoratori che eseguono gli
interventi devono essere muniti di mezzi individuali di protezione. Per la protezione respiratoria
vanno adottate maschere munite di filtro P3 di tipo semimaschera o a facciale completo, in
relazione al potenziale livello di esposizione. E’ sconsigliabile l’uso di facciali filtranti, se non
negli interventi del primo tipo. Nelle operazioni che comportano disturbo dell’amianto devono
essere adottate inoltre tute intere a perdere, munite di cappuccio e di copriscarpe, di tessuto
atto a non trattenere le fibre. Le tute devono essere eliminate dopo ogni intervento.
Tutto il materiale a perdere utilizzato (indumenti, teli, stracci per pulizia, ecc.) deve essere
smaltito come rifiuto contaminato, in sacchi impermeabili chiusi ed etichettati. I materiali
utilizzati per la pulizia ad umido vanno insaccati finchè sono ancora bagnati. Procedure definite
devono essere previste nel caso di consistenti rilasci di fibre: evacuazione ed isolamento
dell’area interessata (chiusura delle porte e/o installazione di barriere temporanee); affissione
di avvisi di pericolo per evitare l’accesso di estranei; decontaminazione dell’area da parte di
operatori muniti di mezzi individuali di protezione con sistemi ad umido e/o con aspiratori
idonei; monitoraggio finale di verifica. In presenza di materiali di amianto friabili esposti,
soprattutto se danneggiati, la pulizia quotidiana dell’edificio deve essere effettuata con
particolari cautele, impiegando esclusivamente metodi ad umido con materiali a perdere e/o
aspiratori con filtri ad alta efficienza. La manutenzione ed il cambio dei filtri degli aspiratori
sono operazioni che comportano esposizione a fibre di amianto e devono essere effettuate in
un’area isolata, da parte di operatori muniti di mezzi individuali di protezione. Ai sensi delle
leggi vigenti, il personale addetto alle attività di manutenzione e di custodia deve essere
considerato professionalmente esposto ad amianto.
5. Misure di sicurezza da rispettare durante gli interventi di bonifica
5a) Materiali friabili
I lavori di bonifica di materiali friabili contenenti amianto dovranno essere eseguiti attenendosi
alle raccomandazioni contenute nei punti seguenti:
1) Allestimento del cantiere
Se l’ambiente in cui avviene la rimozione non è naturalmente confinato, occorre provvedere
alla realizzazione di un confinamento artificiale con idonei divisori.
Prima dell’inizio del lavoro, la zona dovrà essere sgombrata da tutti i mobili e le attrezzature
che possono essere spostati.
Se i mobili e/o le attrezzature sono coperte da detriti o polvere, devono essere puliti a umido
prima dello spostamento dalla zona di lavoro.
Tutti i mobili e le attrezzature che non possono essere spostati devono essere completamente
ricoperti con fogli di plastica di spessore adeguato ed accuratamente sigillati sul posto.
c) interventi che intenzionalmente disturbano zone limitate di materiali contenenti amianto.
Tutte le armature per l’illuminazione presente devono essere tolte, pulite e sigillate in fogli di
plastica e depositate in zona di sicurezza incontaminata.
Devono essere asportati tutti gli equipaggiamenti di ventilazione e riscaldamento e altri
elementi smontabili, puliti e tolti dalla zona di lavoro.
Tutti gli oggetti inamovibili devono essere sigillati, in modo tale che non vengano danneggiati
e/o contaminati durante il lavoro.
Devono essere rimossi tutti i filtri dei sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento.
I filtri sostituiti vanno posti in sacchi sigillati di plastica per essere smaltiti come rifiuti
contenenti amianto. I filtri permanenti vanno puliti a umido e reinstallati.
Tutte le aperture di ventilazione, le attrezzature fisse, gli infissi e radiatori, devono essere
sigillati sul posto, uno per uno, con fogli di plastica chiusi da nastro adesivo fino a che il lavoro,
pulizia compresa, non sarà completato.
Il pavimento dell’area di lavoro dovrà essere ricoperto con uno o più fogli di polietilene di
spessore adeguato. Le giunzioni saranno unite con nastro impermeabile; la copertura del
pavimento dovrà estendersi alla parete per almeno 500 mm.
Tutte le pareti della zona di lavoro saranno ricoperte con fogli di polietilene di spessore
adeguato e sigillate sul posto con nastro a prova di umidità.
Tutte le barriere di fogli di plastica e l’isolamento della zona vanno mantenuti durante tutta la
preparazione del lavoro.
Bisognerà effettuare ispezioni periodiche per assicurare che le barriere siano funzionanti.
Tutti i cavedii e le altre possibili comunicazioni per il passaggio di cavi, tubazioni, ecc. devono
essere individuati e sigillati. I bordi delle barriere temporanee, i fori e le fessure vanno
tamponati con silicone o schiume espanse. Porte e finestre vanno sigillate applicando prima
nastro adesivo sui bordi e coprendole successivamente con un telo di polietilene di superficie
più estesa delle aperture.Deve essere predisposta un’uscita di sicurezza per consentire una
rapida via di fuga, realizzata con accorgimenti tali da non compromettere l’isolamento dell’area
di lavoro (ad es. telo di polietilene da tagliare in caso di emergenza). Deve essere installato un
impianto temporaneo di alimentazione elettrica, di tipo stagno e collegato alla messa a terra. I
cavi devono essere disposti in modo da non creare intralcio al lavoro e non essere danneggiati
accidentalmente.
Per realizzare un efficace isolamento dell’area di lavoro è necessario, oltre all’installazione delle
barriere (confinamento statico), l’impiego di un sistema di estrazione dell’aria che metta in
depressione il cantiere di bonifica rispetto all’esterno (confinamento dinamico). Il sistema di
estrazione deve garantire un gradiente di pressione tale che, attraverso i percorsi di accesso al
cantiere e le inevitabili imperfezioni delle barriere di confinamento, si verifichi un flusso d’aria
dall’esterno verso l’interno del cantiere in modo da evitare qualsiasi fuoriuscita di fibre. Nello
stesso tempo questo sistema garantisce il rinnovamento dell’aria e riduce la concentrazione
delle fibre di amianto aerodisperse all’interno dell’area di lavoro.
L’aria aspirata deve essere espulsa all’esterno dell’area di lavoro, quando possibile fuori
dall’edificio.
L’uscita del sistema di aspirazione deve attraversare le barriere di confinamento; l’integrità
delle barriere deve essere mantenuta sigillando i teli di polietilene con nastro adesivo intorno
all’estrattore o al tubo di uscita.
L’aria inquinata aspirata dagli estrattori deve essere efficacemente filtrata prima di essere
emessa all’esterno del cantiere.
Gli estrattori devono essere muniti di un filtro HEPA (alta efficienza: 99.97.DOP).
Gli estrattori devono essere messi in funzione prima che qualsiasi materiale contenente
amianto venga manomesso e devono funzionare ininterrottamente (24 ore su 24) per
mantenere il confinamento dinamico fino a che la decontaminazione dell’area di lavoro non sia
completa. Non devono essere spenti alla fine del turno di lavoro nè durante le eventuali pause.
In caso di interruzione di corrente o di qualsiasi altra causa accidentale che provochi l’arresto
degli estrattori, l’attività di rimozione deve essere interrotta; tutti i materiali di amianto già
rimossi e caduti devono essere insaccati finchè sono umidi.
L’estrattore deve essere provvisto di un manometro che consenta di determinare quando i filtri
devono essere sostituiti.
Il cambio dei filtri deve avvenire all’interno dell’area di lavoro, ad opera di personale munito di
mezzi di protezione individuale per l’amianto.
Tutti i filtri usati devono essere insaccati e trattati come rifiuti contaminati da amianto.
2) Collaudo del cantiere
Dopo che è stato completato l’allestimento del cantiere, compresa l’installazione dell’unità di
decontaminazione e prima dell’inizio di qualsiasi operazione che comporti la manomissione
dell’amianto, i sistemi di confinamento devono essere collaudati mediante prove di tenuta.
a) Prova della tenuta con fumogeni
Ad estrattori spenti l’area di lavoro viene saturata con un fumogeno e si osservano,
dall’esterno del cantiere, le eventuali fuoriuscite di fumo. Occorre ispezionare, a seconda delle
situazioni le barriere di confinamento, il perimetro esterno dell’edificio, il piano sovrastante.
Tutte le falle individuate vanno sigillate dall’interno.
b) Collaudo della depressione
Si accendono gli estrattori uno alla volta e si osservano i teli di plastica delle barriere di
confinamento: questi devono rigonfiarsi leggermente formando un ventre rivolto verso l’interno
dell’area di lavoro. La direzione del flusso dell’aria viene verificata utilizzando fialette
fumogene. Il test deve essere effettuato, in particolare, all’esterno del cantiere, in prossimità
delle eventuali aperture per l’immissione passiva di aria e nei locali dell’unità di
decontaminazione, in condizioni di quiete e durante l’apertura delle porte. Si deve osservare
che il fumo venga sempre richiamato verso l’interno dell’area di lavoro. La misura della
depressione può essere effettuata con un manometro differenziale, munito di due sonde che
vengono collocate una all’interno e l’altra all’esterno dell’area di lavoro.
3) Area di decontaminazione
Dovrà essere approntato un sistema di decontaminazione del personale, composto da 4 zone
distinte, come qui sotto descritte.
a) Locale di equipaggiamento
Questa zona avrà due accessi, uno adiacente all’area di lavoro e l’altro adiacente al locale
doccia. Pareti, soffitto e pavimento saranno ricoperti con un foglio di plastica di spessore
adeguato. Un apposito contenitore di plastica deve essere sistemato in questa zona per
permettere agli operai di riporvi il proprio equipaggiamento prima di passare al locale doccia.
b) Locale doccia
La doccia sarà accessibile dal locale equipaggiamento e dalla chiusa d’aria.
Questo locale dovrà contenere come minimo una doccia con acqua calda e fredda e sarà dotato
ove possibile di servizi igienici. Dovrà essere assicurata la disponibilità continua di sapone in
questo locale.
Le acque di scarico delle docce devono essere convenientemente filtrate prima di essere
scaricate.
c) Chiusa d’aria
La chiusa d’aria dovrà essere costruita tra il locale doccia ed il locale spogliatoio incontaminato.
La chiusa d’aria consisterà in uno spazio largo circa 1,5 m con due accessi. Uno degli accessi
dovrà rimanere sempre chiuso: per ottenere ciò è opportuno che gli operai attraversino la
chiusa d’aria uno alla volta.
d) Locale incontaminato (spogliatoio)
Questa zona avrà un accesso dall’esterno (aree incontaminate) ed un’uscita attraverso la
chiusa d’aria. Il locale dovrà essere munito di armadietti per consentire agli operai di riporre gli
abiti dall’esterno.
Quest’area servirà anche come magazzino per l’equipaggiamento pulito.
4) Protezione dei lavoratori
Prima dell’inizio dei lavori, gli operai devono venire istruiti ed informati sulle tecniche di
rimozione dell’amianto, che dovranno includere un programma di addestramento all’uso delle
maschere respiratorie, sulle procedure per la rimozione, la decontaminazione e la pulizia del
luogo di lavoro.
Gli operai devono essere equipaggiati con adatti dispositivi di protezione individuali delle vie
respiratorie (vedi Allegato 4), devono inoltre essere dotati di un sufficiente numero di
indumenti protettivi completi. Questi indumenti saranno costituiti da tuta e copricapo. Gli
indumenti a perdere e le coperture per i piedi devono essere lasciati nella stanza
dell’equipaggiamento contaminato sino al termine dei lavori di bonifica dell’amianto, ed a quel
punto dovranno essere immagazzinati come gli scarti dell’amianto. Tutte le volte che si lascia
la zona di lavoro è necessario sostituire gli indumenti protettivi con altri incontaminati.
E’ necessario che gli indumenti protettivi siano:
– di carta o tela plastificata a perdere. In tal caso sono da trattare come rifiuti inquinanti e
quindi da smaltire come i materiali di risulta provenienti dalle operazioni di bonifica;
– di cotone o altro tessuto a tessitura compatta (da pulire a fine turno con accurata
aspirazione, porre in contenitori chiusi e lavare dopo ogni turno a cura della impresa o in
lavanderia attrezzata);
– sotto la tuta l’abbigliamento deve essere ridotto al minimo (un costume da bagno o
biancheria a perdere).
Elencare ed affiggere, nel locale dell’equipaggiamento e nel locale di pulizia, le procedure di
lavoro e di decontaminazione che dovranno essere seguite dagli operai.
Procedure di accesso all’area di lavoro
Accesso alla zona: ciascun operaio dovrà togliere gli indumenti nel locale spogliatoio
incontaminato ed indossare un respiratore dotato di filtri efficienti ed indumenti protettivi,
prima di accedere alla zona di equipaggiamento ed accesso all’area di lavoro.
Uscita dalla zona di lavoro: ciascun operaio dovrà ogni volta che lascia la zona di lavoro,
togliere la contaminazione più evidente dagli indumenti prima di lasciare l’area di lavoro,
mediante un aspiratore; proseguire verso la zona dell’equipaggiamento, adempiere alle
procedure seguenti:
– togliere tutti gli indumenti eccetto il respiratore;
– sempre indossando il respiratore e nudi, entrare nel locale doccia, pulire l’esterno del
respiratore con acqua e sapone;
– togliere i filtri, sciacquarli e riporli nel contenitore predisposto per tale uso;
– lavare ed asciugare l’interno del respiratore.
Dopo aver fatto la doccia ed essersi asciugato, l’operaio proseguirà verso il locale spogliatoio
dove indosserà gli abiti per l’esterno alla fine della giornata di lavoro, oppure tute pulite prima
di mangiare, fumare, bere o rientrare nella zona di lavoro.
I copripiedi contaminati devono essere lasciati nel locale equipaggiamento quando non
vengono usati nell’area di lavoro. Al termine del lavoro di rimozione trattarli come scarti
contaminati oppure pulirli a fondo, sia all’interno che all’esterno usando acqua e sapone, prima
di spostarli dalla zona di lavoro o dalla zona di equipaggiamento. Immagazzinare gli abiti da
lavoro nel locale equipaggiamento per il riutilizzo dopo averli decontaminati con un aspiratore,
oppure metterli nel contenitore per il deposito assieme agli altri materiali contaminati da
amianto.
Gli operai non devono mangiare, bere, fumare sul luogo di lavoro, fatta eccezione per
l’apposito locale incontaminato.
Gli operai devono essere completamente protetti, con idoneo respiratore ed indumenti
protettivi durante la preparazione dell’area di lavoro prima dell’inizio della rimozione
dell’amianto e fino al termine delle operazioni conclusive di pulizia della zona interessata.
5) Tecniche di rimozione
A meno di specifiche controindicazioni tecniche, di norma, la rimozione dell’amianto deve
avvenire ad umido. Per l’imbibizione del materiale possono essere usati agenti surfattanti
(soluzioni acquose di etere ed estere di poliossietilene) o impregnanti (prodotti vinil-acrilici
comunemente usati per l’incapsulamento).
Generalmente è sufficiente bagnare l’amianto con un getto diffuso a bassa pressione,
spruzzando il materiale una prima volta per bagnare la superficie e poi una seconda volta per
ottenere la saturazione. Quando, per lo spessore del rivestimento o per la presenza di
trattamenti di superficie, non è possibile ottenere un’impregnazione totale con questa tecnica,
si praticano dei fori nel materiale attraverso i quali la soluzione imbibente viene iniettata in
profondità. Si deve comunque evitare il ruscellamento dell’acqua. La rimozione dell’amianto
deve iniziare nel punto più lontano dagli estrattori e procedere verso di essi, secondo la
direzione del flusso dell’aria, in modo che, man mano che procede il lavoro, le fibre che si
liberano per l’intervento siano allontanate dalle aree già decoibentate. L’amianto rimosso deve
essere insaccato immediatamente e comunque prima che abbia il tempo di essiccare.
A tal fine dovranno lavorare contemporaneamente almeno due operai: uno addetto alla
rimozione dell’amianto e l’altro addetto a raccogliere l’amianto caduto e ad insaccarlo. I sacchi
pieni saranno sigillati immediatamente.
Dopo una prima rimozione grossolana, effettuata generalmente con raschietti a mano, le
superfici rivestite vengono spazzolate ad umido in modo da asportare tutti i residui visibili di
amianto. Al termine delle operazioni di rimozione le superfici decoibentate devono essere
trattate con un prodotto sigillante per fissare tutte le fibre che possono non essere state
asportate. L’imballaggio e l’allontanamento dei rifiuti dovrà essere effettuato adottando idonee
cautele per evitare una contaminazione di amianto all’esterno dell’area di lavoro.
6) Imballaggio dei rifiuti contenenti amianto
L’imballaggio deve essere effettuato con tutti gli accorgimenti atti a ridurre il pericolo di rotture
accidentali. Tutti i materiali devono essere avviati al trasporto in doppio contenitore,
imballando separatamente i materiali taglienti. Il primo contenitore deve essere un sacco di
materiale impermeabile (polietilene), di spessore adeguato (almeno 0,15 mm); come secondo
contenitore possono essere utilizzati sacchi o fusti rigidi. I sacchi vanno riempiti per non più di
due terzi, in modo che il peso del sacco pieno non ecceda i 30 kg. L’aria in eccesso dovrebbe
essere aspirata con un aspiratore a filtri assoluti; la chiusura andrebbe effettuata a mezzo
termosaldatura o doppio legaccio. Tutti i contenitori devono essere etichettati. L’uso del doppio
contenitore è fondamentale, in quanto il primo sacco, nel quale l’amianto viene introdotto
appena rimosso all’interno del cantiere, è inevitabilmente contaminato. Il secondo contenitore
non deve mai essere portato dentro l’area di lavoro, ma solo nei locali puliti dell’unità di
decontaminazione.
7) Modalità di allontanamento dei rifiuti dall’area di lavoro
L’allontanamento dei rifiuti dall’area di lavoro deve essere effettuato in modo da ridurre il più
possibile il pericolo di dispersione di fibre. A tal fine il materiale viene insaccato nell’area di
lavoro e i sacchi, dopo la chiusura e una prima pulizia della superficie, vanno portati nell’unità
di decontaminazione. Quando ciò sia possibile è preferibile che venga installata una distinta
U.O. destinata esclusivamente al passaggio dei materiali. Questa deve essere costituita da
almeno tre locali: il primo è un’area di lavaggio dei sacchi; il successivo è destinato al secondo
insaccamento; nell’ultimo locale i sacchi vengono depositati per essere successivamente
allontanati dall’area di lavoro.
All’interno dell’unità operano due distinte squadre di lavoratori: la prima provvede al lavaggio,
al secondo insaccamento ed al deposito dei sacchi; la seconda entra dall’esterno nell’area di
deposito e porta fuori i rifiuti. La presenza di due squadre è necessaria per impedire che i
lavoratori provenienti dall’area di lavoro escano all’esterno indossando indumenti contaminati,
provocando così un’inevitabile dispersione di fibre. Nessun operatore deve mai utilizzare
questo percorso per entrare o uscire dall’area di lavoro. A tal fine è opportuno che l’uscita dei
sacchi avvenga in un’unica fase, al termine delle operazioni di rimozione e che, fino a quel
momento, il percorso rimanga sigillato.
Quando venga utilizzato per l’evacuazione dei materiali l’U.D. destinata agli operatori il
lavaggio dei sacchi deve avvenire nel locale doccia, il secondo insaccamento nella chiusa d’aria,
mentre il locale incontaminato sarà destinato al deposito. In tali casi dovranno essere previste
tre squadre di operatori: la prima introduce i sacchi dall’area di lavoro nell’unità, la seconda
esegue le operazioni di lavaggio e insaccamento all’interno dell’unità, la terza provvede
all’allontanamento dei sacchi. In entrambi i casi a tutti gli operatori, tranne quelli addetti
all’ultima fase di allontanamento, devono essere muniti di mezzi di protezione e seguire le
procedure di decontaminazione per uscire dall’area di lavoro.
I sacchi vanno movimentati evitando il trascinamento; è raccomandato l’uso di un carrello
chiuso. Ascensori e montacarichi, eventualmente utilizzati, vanno rivestiti con teli di polietilene,
in modo che possano essere facilmente decontaminati nell’eventualità della rottura di un sacco.
Il percorso dal cantiere all’area di stoccaggio in attesa del trasporto in discarica deve essere
preventivamente studiato, cercando di evitare, per quanto possibile, di attraversare aree
occupate dell’edificio.
Fino al prelevamento da parte della ditta autorizzata al trasporto, i rifiuti devono essere
depositati in un’area all’interno dell’edificio, chiusa ed inaccessibile agli estranei. Possono
essere utilizzati in alternativa anche container scarrabili, purché chiusi anche nella parte
superiore e posti in un’area controllata.
8) Tecniche di incapsulamento
La scelta del tipo di incapsulante dipendente dalle caratteristiche del rivestimento in amianto e
dagli scopi dell’intervento. A causa della variabilità delle situazioni che si possono presentare,
prima di essere impiegato, il prodotto deve essere testato direttamente sul materiale da
trattare. Se si usano incapsulanti ricoprenti bisogna verificarne l’aderenza al rivestimento; se si
usano incapsulanti penetranti bisogna controllarne la capacità di penetrazione e di garantirne
l’aderenza al supporto del rivestimento. In tutti i casi, bisogna sempre verificare
preventivamente la capacità del rivestimento di sopportare il peso dell’incapsulante.
Preliminarmente la superficie del rivestimento di amianto deve essere aspirata; devono essere
rimossi tutti i frammenti pendenti del rivestimento di amianto e le parti distaccate del
substrato. L’integrità del rivestimento deve essere restaurata utilizzando materiali senza
amianto che presentino una sufficiente affinità con il rivestimento esistente e con il prodotto
incapsulante impiegato. L’incapsulante deve essere applicato con un’apparecchiatura a spruzzo
“airless”, al fine di ridurre la liberazione di fibre per l’impatto del prodotto. Il trattamento
completo può richiedere l’applicazione di 2 o 3 strati successivi.
9) Decontaminazione del cantiere
Durante i lavori di rimozione è necessario provvedere a periodiche pulizie della zona di lavoro
dal materiale di amianto. Questa pulizia periodica e l’insaccamento del materiale impedirà una
concentrazione pericolosa di fibre disperse.
Tutti i fogli di plastica, i nastri, il materiale di pulizia, gli indumenti ed altro materiale a perdere
utilizzato nella zona di lavoro dovranno essere imballati in sacchi di plastica sigillabili e
destinati alla discarica.
Bisogna fare attenzione nel raccogliere la copertura del pavimento per ridurre il più possibile la
dispersione di residui contenenti amianto. I sacchi saranno identificati con etichette di
segnalazione pericolo a norma di legge.
I fogli di polietilene verticali ed orizzontali dovranno essere trattati con prodotti fissanti e
successivamente rimossi per essere insaccati come i rifiuti di amianto. Bisogna fare attenzione
nel ripiegare i fogli per ridurre il più possibile la dispersione di eventuali residui contenenti
amianto. I singoli fogli di plastica messi su tutte le aperture, i condotti di ventilazione, gli
stipiti, i radiatori, devono rimanere al loro posto. I fogli verticali, a copertura delle pareti
devono essere mantenuti fino a che non è stata fatta una prima pulizia.
Tutte le superfici nell’area di lavoro, compreso i mobili, gli attrezzi ed i fogli di plastica rimasti
dovranno essere puliti usando una segatura bagnata ed un aspiratore con filtri tipo Vacuum
Cleaner.
L’acqua, gli stracci e le ramazze utilizzati per la pulizia devono essere sostituiti periodicamente
per evitare il propagarsi delle fibre di amianto.
Dopo la prima pulizia, i fogli verticali rimasti devono essere tolti con attenzione ed insaccati,
come pure i fogli che coprono le attrezzature per la illuminazione, gli stipiti, ecc.
L’area di lavoro deve essere nebulizzata con acqua o una soluzione diluita di incapsulante in
modo da abbattere le fibre aerodisperse.Conclusa la seconda operazione di pulizia, dovrà
essere effettuata un’ispezione visiva di tutta la zona di lavoro (su tutte le superfici, incluse le
travi e le impalcature) per assicurarsi che l’area sia sgombra da polvere. Se, dopo la seconda
pulizia ad umido, sono visibili ancora dei residui, le superfici interessate devono essere
nuovamente pulite ad umido.
Le zone devono essere lasciate pulite a vista.
Ispezionare tutti i condotti, specialmente le sezioni orizzontali per cercare eventuali residui
contenenti amianto, e aspirarli usando un aspiratore a vuoto.
E’ consigliabile accertare l’agibilità della zona entro 48 ore successive al termine del lavoro
mediante campionamenti dell’aria secondo quanto indicato in allegato.
Una volta accertata la rispondenza della zona di lavoro a quanto richiesto, si potranno togliere i
sigilli a ventilatori e radiatori e rendere di nuovo accessibile la zona.
10) Protezione delle zone esterne all’area di lavoro
Nello svolgimento del lavoro dovranno essere prese tutte le precauzioni per proteggere le zone
adiacenti non interessate dalla contaminazione da polvere o detriti contenenti amianto.
Giornalmente dovrà essere fatta la pulizia, con aspirazione a secco o con metodo ad umido, di
qualsiasi zona al di fuori dell’area di lavoro o di passaggio che sia stata contaminata da polvere
o da altri residui conseguenti al lavoro fatto.
11) Monitoraggio ambientale
Durante l’intervento di bonifica dovrà essere garantito a carico del committente dei lavori un
monitoraggio ambientale delle fibre aerodisperse nelle aree circostanti il cantiere di bonifica al
fine di individuare tempestivamente un’eventuale diffusione di fibre di amianto nelle aree
incontaminate.
Il monitoraggio deve essere eseguito quotidianamente dall’inizio delle operazioni di disturbo
dell’amianto fino alle pulizie finali. Devono essere controllate in particolare:
– le zone incontaminate in prossimità delle barriere di confinamento;
– l’uscita del tunnel di decontaminazione o il locale incontaminato dello spogliatoio.
Campionamenti sporadici vanno effettuati all’uscita degli estrattori, all’interno dell’area di
lavoro e durante la movimentazione dei rifiuti.
I risultati devono essere noti in tempo reale o, al massimo, entro le 24 ore successive.
Per questo tipo di monitoraggio si adotteranno tecniche analitiche di MOCF. Sono previste due
soglie di allarme:
1) Preallarme – Si verifica ogni qualvolta i risultati dei monitoraggi effettuati all’esterno
dell’area di lavoro mostrano una netta tendenza verso un aumento della concentrazione di
fibre aerodisperse;
2) Allarme – Si verifica quando la concentrazione di fibre aerodisperse supera il valore di 50
ff/l.
Lo stato di preallarme prevede le seguenti procedure:
– sigillatura di eventuali montacarichi (divieto di entrata e di uscita);
– sospensione delle attività in cantiere e raccolta di tutto il materiale rimosso;
– ispezione delle barriere di confinamento;
– nebulizzazione all’interno del cantiere e all’esterno nella zona dove si è rilevato
l’innalzamento della concentrazione di fibre;
– pulizia impianto di decontaminazione;
– monitoraggio (verifica).
Lo stato di allarme prevede le stesse procedure di preallarme, più:
– comunicazione immediata all’autorità competente (USL);
– sigillatura ingresso impianto di decontaminazione;
– accensione estrattore zona esterna;
– nebulizzazione zona esterna con soluzione incollante;
– pulizia pareti e pavimento zona esterna ad umido con idonei materiali;
– monitoraggio.
5b) Tubazioni e tecniche di glove-bag
Tecniche di glove-bag
Nel caso di limitati interventi su tubazioni rivestite in amianto per la rimozione di piccole
superfici di coibentazione (ad es. su tubazioni o valvole o giunzioni o su ridotti superfici od
oggetti da liberare per altri interventi), è utilizzabile la tecnica del glove-bag (celle di
polietilene, dotate di guanti interni per l’effettuazione del lavoro), con l’adozione delle seguenti
procedure:
– nel glove-bag vanno introdotti, prima della sigillatura a tenuta stagna, attorno al tubo o
intorno alla zona interessata, tutti gli attrezzi necessari; ci deve essere un sistema di
spruzzatura degli agenti bagnanti (per imbibizione del materiale da rimuovere) o sigillanti (per
l’incapsulamento della coibentazione che rimane in opera) e un ugello di aspirazione da
collegare ad aspiratore dotato di efficienza HEPA per la messa in depressione della cella ove
possibile in continuo e sempre a fine lavoro;
– gli addetti alla scoibentazione con glove-bag devono indossare indumenti protettivi a perdere
e mezzi di protezione delle vie respiratorie (vedi Allegato 4);
– precauzionalmente e preliminarmente alla installazione del glove-bag la zona deve essere
ove possibile circoscritta e confinata (con teli di polietilene, sigillando le aperture di
comunicazione con l’esterno e ricoprendo pavimento ed eventuali arredi sottostanti il punto di
lavoro);
– durante l’uso del glove-bag deve essere vietato l’accesso a personale non direttamente
addetto nel locale o nell’area dove ha luogo l’intervento;
– deve essere tenuto a disposizione un aspiratore a filtri assoluti per intervenire in caso di
eventuali perdite di materiale dalla cella;
– il glove-bag deve essere installato in modo da ricoprire interamente il tubo o la zona dove si
deve operare; tutte le aperture devono essere ermeticamente sigillate;
– la procedura di rimozione dell’amianto è quella usuale: imbibizione del materiale, pulizia delle
superfici da cui è stato rimosso con spazzole, lavaggi e spruzzatura di incapsulanti;
– a fine lavoro la cella è messa in depressione collegando l’apposito ugello all’aspiratore con
filtro assoluto; quindi viene pressata, “strozzata” con nastro adesivo, tenendo all’interno il
materiale rimosso, svincolata ed avviata a smaltimento secondo le usuali procedure per i rifiuti
contenenti amianto;
– la tecnica glove-bag non è utilizzabile per tubazioni di grosso diametro e/o temperatura
superiore a 60°.
Bonifica di grandi strutture coibentate
Nel caso di interventi di bonifica di intere strutture coibentate (es. grosse tubazioni o caldaie o
elementi coibentati di macchina) sono da preferirsi, se tecnicamente possibili, idonee
procedure di rimozione dell’intera struttura, o di parti consistenti di essa, con la coibentazione
ancora in opera e la successiva scoibentazione in apposita zona confinata, allestita secondo le
procedure già descritte.
In questo caso o nel caso in cui direttamente strutture coibentate in amianto (es. tubazioni,
caldaie, ecc.) debbano essere smontate o smantellate (ad es. per essere sostituite) deve
procedersi come segue:
– se esistono soluzioni di continuità nella coibentazione lo smontaggio o l’eventuale taglio deve
avvenire in corrispondenza di questi punti esenti da amianto, dopo aver provveduto a fasciare
e sigillare accuratamente tutta la superficie coibentata (per impedire che sollecitazioni alla
struttura mettano in circolo fibre nell’aria);
– se la coibentazione non ha punti di interruzione utili, si rimuove, con le procedure della zona
confinata o dei glove-bag, la superficie più ridotta possibile di coibentazione; si può quindi
procedere al taglio o allo smontaggio nella zona liberata dall’amianto, dopo sfasciatura e
sigillatura della coibentazione rimasta in opera;
– la movimentazione dei pezzi così ottenuti va condotta con la massima attenzione per non
danneggiare la protezione della coibentazione;
– devono essere sempre a disposizione le attrezzature per interventi che si rendessero
necessari in caso di liberazione di fibre nell’aria (aspiratori con filtri ad efficienza HEPA,
incapsulanti, ecc.).
6. Criteri per la certificazione della restituibilità di ambienti bonificati
6a) Criteri guida generali
Le operazioni di certificazione di restituibilità di ambienti bonificati dall’amianto, effettuate per
assicurare che le aree interessate possono essere rioccupate con sicurezza, dovranno essere
eseguite da funzionari della USL competente. Le spese relative al sopralluogo ispettivo ed alla
determinazione della concentrazione di fibre aerodisperse sono a carico del committente i
lavori di bonifica.
I principali criteri da seguire durante la certificazione sono:
– assenza di residui di materiali contenenti amianto entro l’area bonificata;
– assenza effettiva di fibre di amianto nell’atmosfera compresa nell’area bonificata.
Per la verifica di questi criteri occorre seguire una procedura che comporta l’ispezione visuale
preventiva e quindi il campionamento dell’aria che deve avvenire operando in modo opportuno
per disturbare le superfici nell’area interessata (campionamento aggressivo). Il
campionamento dell’aria può avvenire solo se l’area è priva di residui visibili di amianto.
L’esperienza ha mostrato che durante le operazioni di certificazione i livelli di concentrazione di
amianto molto raramente superano i valori limite indicati nelle varie normative vigenti
nazionali e internazionali. Di conseguenza il livello di protezione richiesto per il personale
addetto alle operazioni di certificazione può essere notevolmente ridotto, in modo
ragionevolmente praticabile, al fine di consentire la mobilità, l’accesso e la visibilità.
Prima di procedere alla ispezione visuale tutte le superfici all’interno dell’area operativa
bonificata devono essere adeguatamente asciutte. Poichè spesso l’ispezione richiede l’accesso
visuale in luoghi non sufficientemente illuminati, è necessario disporre di torce elettriche
portatili.
L’ispezione visuale deve essere quanto più accurata possibile e deve comprendere non solo i
luoghi e le superfici a vista, ma anche ogni altro luogo parzialmente o completamente
nascosto, anche se di piccole dimensioni (quali angoli, rientranze, sporgenze sulle pareti, sul
soffitto e sul pavimento).
L’ispezione deve essere condotta dopo la rimozione dei teli in polietilene utilizzati durante la
bonifica ma mentre l’area è ancora confinata (prima della rimozione delle barriere, dell’unità di
decontaminazione e della sigillatura di porte, finestre e impianto di ventilazione).
I sigillanti devono essere usati, ma solo dopo l’ispezione e prima del campionamento
aggressivo finale, per incapsulare residui di amianto presenti in luoghi difficilmente accessibili o
difficilmente praticabili.
Il campionamento aggressivo comporta il disturbo con mezzi meccanici di tutte le superfici
accessibili, di regola iniziando da quelle verticali e quindi operando su quelle orizzontali. Può
essere utile mantenere negli ambienti interessati l’aria in movimento, creando anche una
omogeneizzazione della concentrazione, mediante ventilatori di potenza ridotta. Poichè tali
operazioni provocano la diffusione di fibre nell’atmosfera, è importante che siano predisposte
tutte le misure necessarie per la protezione degli operatori e per il controllo della eventuale
fuoriuscita di polvere. Le operazioni di disturbo debbono iniziare contemporaneamente alla
partenza degli apparecchi di campionamento.
Effettuare, indicativamente, due campionamenti per superfici fino a 50 m2, almeno tre
campionamenti per superfici fino a 200 m2, un ulteriore campionamento ogni 200 m2 in più.
Per aree bonificate maggiori di 600 m2 si può usare un numero di campioni minore. Nel caso di
ambienti con molte stanze separate può essere necessario effettuare misure in ogni stanza.
Questi criteri hanno valore generale e possono essere adattati ad esigenze particolari relative a
casi specifici.
6b) Criteri per la certificazione della restituibilità
I locali dovranno essere riconsegnati a conclusione dei lavori di bonifica con certificazioni finali
attestanti che:
a) sono state eseguite, nei locali bonificati, valutazioni della concentrazione di fibre di amianto
aerodisperse mediante l’uso della microscopia elettronica in scansione;
b) è presente, nei locali stessi, una concentrazione media di fibre aerodisperse non superiore
alle 2 ff/l.
I metodi analitici da impiegare vengono riportati nell’ Allegato 2.
7. Coperture in cemento-amianto
7a) Bonifica delle coperture in cemento-amianto
Le lastre piane o ondulate di cemento-amianto, impiegate per copertura in edilizia, sono
costituite da materiale non friabile che, quando è nuovo o in buono stato di conservazione, non
tende a liberare fibre spontaneamente. Il cemento-amianto, quando si trova all’interno degli
edifici, anche dopo lungo tempo, non va incontro ad alterazioni significative tali da determinare
un rilascio di fibre, se non viene manomesso. Invece, lo stesso materiale esposto ad agenti
atmosferici subisce un progressivo degrado per azione delle piogge acide, degli sbalzi termici,
dell’erosione eolica e di microrganismi vegetali. Di conseguenza, dopo anni dall’installazione si
possono determinare alterazioni corrosive superficiali con affioramento delle fibre e fenomeni
di liberazione.
I principali indicatori utili per valutare lo stato di degrado delle coperture in cemento-amianto,
in relazione al potenziale rilascio di fibre, sono:
– la friabilità del materiale;
– lo stato della superficie ed in particolare l’evidenza di affioramenti di fibre;
– la presenza di sfaldamenti, crepe o rotture;
– la presenza di materiale friabile o polverulento in corrispondenza di scoli d’acqua, grondaie,
ecc.;
– la presenza di materiale polverulento conglobato in piccole stalattiti in corrispondenza dei
punti di gocciolamento.
La bonifica delle coperture in cemento-amianto viene necessariamente effettuata in ambiente
aperto, non confinabile, e, pertanto, deve essere condotta limitando il più possibile la
dispersione di fibre.
I metodi di bonifica applicabili sono:
a) Rimozione
Le operazioni devono essere condotte salvaguardando l’integrità del materiale in tutte le fasi
dell’intervento. Comporta la produzione di notevoli quantità di rifiuti contenenti amianto che
devono essere correttamente smaltiti. Comporta la necessità di installare una nuova copertura
in sostituzione del materiale rimosso.
b) Incapsulamento
Possono essere impiegati prodotti impregnanti, che penetrano nel materiale legando le fibre di
amianto tra loro e con la matrice cementizia, e prodotti ricoprenti, che formano una spessa
membrana sulla superficie del manufatto. I ricoprenti possono essere convenientemente
additivati con sostanze che ne accrescono la resistenza agli agenti atmosferici e ai raggi U.V. e
con pigmenti. Generalmente, i risultati più efficaci e duraturi si ottengono con l’impiego di
entrambi i prodotti.
Può essere conveniente applicare anche sostanze ad azione biocida.
L’incapsulamento richiede necessariamente un trattamento preliminare della superficie del
manufatto, al fine di pulirla e di garantire l’adesione del prodotto incapsulante. Il trattamento
deve essere effettuato con attrezzature idonee che evitino la liberazione di fibre di amianto
nell’ambiente e consentano il recupero ed il trattamento delle acque di lavaggio.
c) Sopracopertura
Il sistema della sopracopertura consiste in un intervento di confinamento realizzato installando
una nuova copertura al di sopra di quella in amianto-cemento, che viene lasciata in sede
quando la struttura portante sia idonea a sopportare un carico permanente aggiuntivo. Per tale
scelta il costruttore od il committente devono fornire il calcolo delle portate dei sovraccarichi
accidentali previsti per la relativa struttura.
L’installazione comporta generalmente operazioni di foratura dei materiali di cemento-amianto,
per consentire il fissaggio della nuova copertura e delle infrastrutture di sostegno, che
determinano liberazione di fibre di amianto.
La superficie inferiore della copertura in cemento-amianto non viene confinata e rimane,
quindi, eventualmente accessibile dall’interno dell’edificio, in relazione alle caratteristiche
costruttive del tetto.
Nel caso dell’incapsulamento e della sopracopertura si rendono necessari controlli ambientali
periodici ed interventi di normale manutenzione per conservare l’efficacia e l’integrità dei
trattamenti stessi.
7b) Misure di sicurezza durante gli interventi sulle coperture in cemento-amianto
1 – Caratteristiche del cantiere
Le aree in cui avvengono operazioni di rimozione di prodotti in cemento-amianto che possono
dar luogo a dispersione di fibre devono essere temporaneamente delimitate e segnalate.
2 – Misure di sicurezza antinfortunistiche
La bonifica delle coperture in cemento-amianto comporta un rischio specifico di caduta per
sfondamento delle lastre. A tal fine, fermo restando quanto previsto dalle norme
antinfortunistiche per i cantieri edili, dovranno in particolare essere realizzate idonee opere
provvisionali per la protezione dal rischio di caduta, ovvero adottati opportuni accorgimenti atti
a rendere calpestabili le coperture (realizzazione di camminamenti in tavole da ponte; posa di
rete metallica antistrappo sulla superficie del tetto).
3 – Procedure operative
Rimozione delle coperture
Lastre ed altri manufatti di copertura in cemento-amianto devono essere adeguatamente
bagnati prima di qualsiasi manipolazione o movimentazione. Nel caso di pedonamento della
copertura, devono essere usati prodotti collanti, vernicianti o incapsulanti specifici che non
comportino pericolo di scivolamento. La bagnatura dovrà essere effettuata mediante
nebulizzazione o a pioggia, con pompe a bassa pressione. In nessun caso si dovrà fare uso di
getti d’acqua ad alta pressione.
Qualora si riscontri un accumulo di fibre di amianto nei canali di gronda, questi devono essere
bonificati inumidendo con acqua la crosta presente sino ad ottenere una fanghiglia densa che,
mediante palette e contenitori a perdere, viene posta all’interno di sacchi di plastica. Questi
sacchi, sigillati con nastro adesivo, vanno smaltiti come rifiuti di amianto.
Le lastre devono essere rimosse senza romperle evitando l’uso di strumenti demolitori. Devono
essere smontate rimuovendo ganci, viti o chiodi di fissaggio, avendo cura di non danneggiare
le lastre stesse. Non devono essere utilizzati trapani, seghetti, flessibili o mole abrasive ad alta
velocità. In caso di necessità, si dovrà far ricorso esclusivamente ad utensili manuali o ad
attrezzi meccanici provvisti di sistemi di aspirazione idonei per la lavorazione del cementoamianto,
dotati di filtrazione assoluta in uscita.
I materiali asportati non devono in nessun caso essere frantumati dopo la rimozione. Non
devono assolutamente essere lasciate cadere a terra. Un idoneo mezzo di sollevamento deve
essere previsto per il calo a terra delle lastre.
Le lastre smontate, bagnate su entrambe le superfici, devono essere accatastate e pallettizzate
in modo da consentire un’agevole movimentazione con i mezzi di sollevamento disponibili in
cantiere.
I materiali in cemento-amianto rimossi devono essere chiusi in imballaggi non deteriorabili o
rivestiti con teli di plastica sigillati. Eventuali pezzi acuminati o taglienti devono essere
sistemati in modo da evitare lo sfondamento degli imballaggi. I rifiuti in frammenti minuti
devono essere raccolti al momento della loro formazione e racchiusi in sacchi di materiale
impermeabile non deteriorabile immediatamente sigillati. Tutti i materiali di risulta devono
essere etichettati a norma di legge.I materiali rimossi devono essere allontanati dal cantiere il
prima possibile. L’accatastamento temporaneo deve avvenire separatamente dagli altri detriti,
preferibilmente nel container destinato al trasporto, oppure in una zona appositamente
destinata, in luogo non interessato dal traffico di mezzi che possano provocarne la
frantumazione.
Giornalmente deve essere effettuata una pulizia ad umido e/o con aspiratori a filtri assoluti
della zona di lavoro e delle aree del cantiere che possano essere state contaminate da fibre di
amianto.
Installazione della sopracopertura
Utilizzando il sistema della sopracopertura è consigliabile l’impiego di materiali che presentino
idonee caratteristiche di leggerezza, infrangibilità, insonorizzazione, elevata durata nel tempo e
dilatazione termica compatibile con il supporto in cemento-amianto.
Operatori muniti di indumenti protettivi a perdere e mezzi di protezione individuali delle vie
respiratorie ( Allegato 4), mediante pompe a bassa pressione spruzzano sulla superficie della
lastra un prodotto incapsulante. Vengono quindi bonificati i canali di gronda con le modalità già
descritte. In alternativa, il canale di gronda può essere trattato con un prodotto incapsulante e
successivamente confinato mediante idonea sopracopertura. Qualora risulti necessario
movimentare le lastre di gronda, gli addetti eseguiranno tale operazione svitando i vecchi
gruppi di fissaggio senza creare fratture sulle lastre. Eseguito il lavoro di bonifica e di
eventuale sostituzione del canale, le lastre movimentate vanno rimontate utilizzando gli stessi
fori per i nuovo gruppi di fissaggio.
Terminate tali operazioni preliminari si passa al montaggio della nuova copertura. Questa deve
essere posata su una nuova orditura secondaria, generalmente in listelli di legno, fissata
direttamente all’arcarecciatura sottostante in modo che i carichi previsti insistano
esclusivamente sulla struttura portante. Montata l’orditura secondaria può essere steso un
eventuale materassino isolante e quindi le nuove lastre di copertura.
Le operazioni di cui sopra andranno effettuate con utensili provvisti di sistemi di aspirazione
idonei per la lavorazione del cemento-amianto.
4. Protezione dei lavoratori
Nelle operazioni che possono dar luogo a dispersione di fibre di amianto, i lavoratori
devono essere muniti di idonei mezzi di protezione individuali delle vie respiratorie (
Allegato 4) e di indumenti protettivi.
Le calzature devono essere di tipo idoneo al pedonamento dei tetti.

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